
Mezza Italia del vino è ai ferri corti sul Montepulciano. Sulla vicenda è scontro tra il Consorzio tutela Vini d’Abruzzo e i diversi territori che utilizzano il vitigno, Marche in testa.
Da un lato si chiede di tutelare gli investimenti e l’immagine che vedono ormai il vitigno come “simbolo” dell’Abruzzo, dall’altra si fa valere il diritto a porre in retro- etichetta il nome della varietà come informazione al consumatore. Esigenze contrapposte, così come – a tratti – appaiono complesse da interpretare alcune norme stratificatesi negli anni. Il problema viene da lontano e la soluzione non è così semplice come potrebbe apparire, e va oltre il Montepulciano e i confini nazionali.
Sul campo ci sono dunque elementi di sostanza, giuridici ed economici, ripercorsi da Giulio Somma e Fabio Ciarla in un articolo pubblicato su Il Corriere Vinicolo n. 28 dell’11 settembre 2023. Raccolte voci e parerei di Paolo Castelletti, Attilio Scienza e Antonio Rossi. Seguono intervista esclusive (a cura di Franco Santini) a Michele Bernetti, presidente dell’Istituto marchigiano di tutela vini, e ad Alessandro Nicodemi, presidente del consorzio tutela vini d’Abruzzo.
Bisogna trovare il modo di contemperare gli interessi in gioco prevedendo la possibilità di riportare in etichetta il nome del vitigno che ha dato origine al vino, anche in forma minimizzata, in modo tale da non recare danno a quella denominazione nella quale è incluso il nome del vitigno”.
Corriere, Alessandro Nicodemi, Antonio Rossi, attilio scienza, CV 28/2023, etichettatura, Fabio Ciarla, Giulio Somma, Michele Bernetti, montepulciano, Paolo Castelletti
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