La viticoltura eroica vince le crisi (ma rimane senza marchio)

Nasce in contesti paesaggistici straordinari ma arriva sul mercato (quasi sempre locale) con difficoltà. Combatte tutti i giorni con la fatica di costi gestionali del vigneto superiori anche di dieci volte rispetto alla pianura (scarsa meccanizzazione, mano d’opera introvabile, terreni impervi), cui si aggiunge una burocrazia soffocante.
Ha celebrato pochi anni fa il successo di una legge che l’ha riconosciuta e che ne fissa i criteri di identificazione ma che è ancora incompleta, perché non sta portando nessun supporto concreto che la metta in condizioni di competere sui mercati, primo tra tutti il marchio di riconoscimento che ancora manca…tutto questo è la viticoltura estrema, quel piccolo mondo del settore viti vinicolo del Paese che costituisce il baluardo socio-economico di territori “impossibili” ma dal fascino irresistibile.

Se ne parla in un’inchiesta pubblicata su Il Corriere Vinicolo n. 25 del 24 luglio 2023, che unisce esperienze e parole di diversi tra gli eroici viticoltori del nostro paese ad un’intervista-dialogo con Stefano Celi, presidente del Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Montana).
Superate le crisi di questi anni, il settore chiede una diversa attenzione della politica: sono necessari supporti promozionali “dedicati”, ad iniziare dall’istituzione di un logo ministeriale di riconoscimento.

Sullo stesso numero del settimanale di Unione Italiana Vini anche un reportage sull’ultima edizione di successo di Enovitis Extrême, che ha portato innovazione e sostenibilità tra i vigneti della valle d’Isarco.

Corriere, cervim, CV 25/2023, Enovitis Extrême, Stefano Celi, viticoltura eroica, viticoltura estrema

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