Nei giorni scorsi diverse testate internazionali avevano riportato la notizia che dal prossimo primo aprile la tassazione federale canadese sull’alcol sarebbe cresciuta del 6,3% a, per effetto dell’escalator tax (scala mobile), meccanismo introdotto nel 2017 secondo cui l’accisa che insiste sulla produzione di bevande alcoliche deve crescere secondo l’inflazione.
Se così fosse stato, si sarebbe trattato del più grande aumento di sempre di questa accisa, aumento che si sarebbe poi tradotto in un naturale aumento del prezzo al consumo: la testata canadese Globalnews aveva nei giorni scorsi calcolatoun aumento del prezzo di 10 centesimi di dollaro canadese per una confezione da 12 birre venduta al dettaglio, di quasi 3 centesimi di dollaro su una bottiglia di vino e addirittura di 70 centesimi per una bottiglia di superalcolico con gradazione a 30% vol. Incrementi che, secondo diversi osservatori, avrebbero tra l’altro potuto generare un effetto catena, portando ancora più in altro i prezzi al consumo
Pericolo scampato, almeno per un altro anno. Con la manovra finanziaria (Budget 2023) presentata lo scorso 28 marzo, il governo di Ottawa ha deciso di rimandare di un anno la crescita dell’accisa sull’alcol secondo l’inflazione, limitando la crescita per i dodici mesi che cominciano il prossimo 1 aprile al solo +2%. Il contenimento dell’incremento dell’accisa è stato naturalmente accolto con favore dalle associazioni di categoria del comparto delle bevande alcoliche, tra cui Wine Growers Canada (si veda qui il comunicato di WGC diffuso da winebusinnes.com).
FEB
Dai Mercati, accise, alcohol tax, escalator tax, Globalnews, Wine Growers Canada
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