Messico, l’altra faccia dell’America del vino

Luigi Bavaresco, professore di viticoltura presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ha offerto ai lettori de Il Corriere Vinicolo n. 7/2023 un compendio di carattere storico sull’industria della vite e del vino del Messico.

Sebbene nell’immaginario collettivo, quando si parla di vino per il continente americano, si pensi per primi a grandi produttori quali la California, il Cile e l’Argentina, è notevole il fatto che la prima cantina commerciale del Nuovo mondo a noi nota sia stata Casa Madero, fondata nel 1597 nella Parras Valley, a nord del Messico, nell’attuale territorio dello stato di Coahuila.

La vitivinicoltura ebbe nei secoli passati un importante ruolo economico sociale, poi l’indipendenza dalla Spagna (all’inizio dell’Ottocento), segnò la fine della cultura del vino quale bevanda quotidiana, portandolo ad essere soprattutto un prodotto d’élite.

La sintesi storica di Bavaresco sull’industria vitivinicola messicana arriva all’oggi: i volumi di vino prodotti sono limitati (si tratta di circa 400.000 ettolitri all’anno) e il consumo procapite molto basso. Tuttavia il settore – che vede tra l’altro anche investimenti esteri – sta vivendo un progressivo innalzamento del livello qualitativo. La più importante regione vinicola del paese è la Valle de Guadalupe (per la quale è proposto un focus).

Corriere, CV 7/2023, Luigi Bavaresco, storia, storia del vino

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