
Paolo Desana prima della guerra (archivio Paolo Desana, Casale Monferrato)
Paolo Desana è ricordato dal mondo del vino soprattutto per avere dato al nostro paese la prima efficace legge di tutela delle denominazioni di origine, il Dpr 930/1963, e per il suo instancabile lavoro nel Comitato Nazionale per la tutela delle denominazioni di origine dei vini.
Meno nota ai più è invece la sua dolorosa esperienza di internato militare nei campi nazisti dopo l’8 settembre 1943. Desana fa infatti parte di quei seicentocinquantamila soldati del regio esercito, gli IMI (Internati Militari Italiani), che dopo l’armistizio fecero la coraggiosa scelta di non passare nelle file della Repubblica Sociale Italiana e vennero per questo deportati nei campi d’internamento nazisti.
Catturato già il 9 settembre 1943, il giorno successivo al proclama d’armistizio di Badoglio, Desana passerà i due anni successivi tra dodici campi di concentramento tra Germania e Polonia. Nei campi nazisti sarà uno dei più diri fieri resistenti, facendosi anche punto di riferimento tra i suoi compagni di sventura. Sarà liberato solo nel febbraio del 1945, in precarie condizioni fisiche, rientrando nella sua Casale nel successivo mese di settembre.
Tra gli IMI catturati dai nazisti quasi 55 mila morirono di stenti, malattie e fucilazioni. Di molti non tornarono in Italia nemmeno le salme.
L’Associazione “Li riporteremo a casa in Monferrato”, fondata nel 2017 e presieduta da Andrea Desana, figlio di Paolo, ha per questo promosso la costruzione di un Famedio dedicato agli IMI monferrini, già sepolti nei cimiteri militari della Germania, ad Amburgo, Francoforte sul Meno e Monaco di Baviera.
Il Famedio degli IMI a Casale Monferrato (foto Andrea Desana)
Il Famedio, costruito nel cimitero di Casale, grazie alla disponibilità del Comune, è stato realizzato su progetto del Collegio cittadino dei geometri. Inaugurato lo scorso sabato 19 novembre e vi sono stati tumulati i resti di sei di sette internati militari italiani, rimpatriati grazie all’impegno dell’Associazione “Li porteremo a casa in Monferrato”, in collaborazione, tra gli altri con le sezioni casalesi dell’Anpi, del Comitato Antifascista casalese e dell’Associazione Nazionale Alpini.
Un’iniziativa che ha dovuto passare per enormi difficoltà, a partire dalla difficile indagine anagrafica per la ricerca dei parenti degli IMI che fossero d’accordo a far tornare a casa, dopo 75 anni, i resti mortali dei loro congiunti, fino alla necessità di affrontare tutte le pratiche burocratiche per il rimpatrio, i cui costi non sono stati certamente di lieve entità.
“L’obiettivo – ha dichiarato Andrea Desana – è che il Famedio diventi un momento non solo di ricordo ma anche e soprattutto di memoria collettiva con eventi di ripetere molte volte a beneficio soprattutto della memoria collettiva e delle giovani generazioni”.
FEB
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