
“Molti borghi del vino stanno perdendo la socialità che li ha distinti a lungo: con la crescita e lo sviluppo della Grande Distribuzione Organizzata abbiamo perso i negozi di vicinato, così come molte osterie in cui si trovavano gli anziani, e i paesi così diventano dormitori, votandosi totalmente all’enoturismo nel disinteresse generale…”.
Con queste e altre parole, Carlo Petrini – in un intervista esclusiva di Giulio Somma, pubblicata su Il Corriere VInicolo n. 35/2022 – mette in guardia e ammonisce la filiera vitivinicola italiana sul rapporto contemporaneo tra il mondo produttivo e le comunità locali. Secondo il fondatore e presidente di Slow Food, qualcosa si è rotto in questa liason: tra tecnologie e marketing, infatti, sembra essersi smarrita l’anime rurale e “umanistica” del vino. La causa va ricercata, suggerisce il “Carlin di Bra”, nel fatto che da una trentina d’anni il mondo del vino si sia caratterizzato con una “forte individualità, scollegandosi gradualmente dal mondo agricolo in cui si è generato”
La filiera avrebbe tuttavia tutti gli strumenti per riconnettesi ai territori e alle persone. Lo farà?
Corriere, Carlo Petrini, CV 35/2022, enoturismo, Giulio Somma, Slow Food
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