Il messaggio lanciato dalla Global wine conference on wine tourism, tenutasi ad Alba gli scorsi 12-21 settembre 2022, è chiaro: oggi è necessario cambiare prospettiva nel costruire il futuro del turismo del vino, mettendo al centro un nuovo patto con le comunità locali, in un ottica di sostenibilità sociale non più rinviabile.
La cronaca della conferenza albese, organizzata dall’agenzia speciale delle Nazioni Unite, World Tourism Organization (UNWTO), è pubblicata su Il Corriere Vinicolo n. 33/2022 (il servizio è di Patrizia Cantini). Diverse delle relazioni presentate alla Conferenza hanno, infatti, messo in luce la necessità di portare l’enoturismo sulla strada, antica ma pur sempre valida, di un nuovo umanesimo. Ciò significa che se fino ad oggi si è lavorato (con ottimi risultati) per portare più turisti possibile nelle cantine, ora è necessario lavorare anche nella direzione di quel desiderio di “connessione” già espresso dagli stessi enoturisti, e ciò è realizzabile solo mettendo al centro l’essere umano, coinvolgendo quindi le comunità locali. Se, infatti, si ignorasse questo elemento fondamentale, il rischio sarebbe quello di rendere anche le nostre campagne vitate luoghi privi di abitanti “veri”, esattamente come è avvenuto in maniera ormai irreversibile in alcune delle nostre più celebrate città d’arte (…e il pensiero va inevitabilmente a Venezia e al centro di Firenze).
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