USA: l’inflazione corre più forte dei prezzi del vino

Secondo Jon Moramarco, managing director di BW166, negli Stati Uniti gli aumenti dei prezzi del vino sono oggi in forte ritardo rispetto all’inflazione e ciò potrebbe perdurare anche per il prossimo anno, con beneficio certo per consumatori ma con un notevole danno per i produttori.

Come riportato da wine-searcher, Moramarco ha presentato questa settimana un’analisi di mercato basata su dati dello US Bureau of Economic Analysis (BEA), dati che evidenziano, nel confronto tra i prezzi dei beni di consumo di agosto 2021 con quelli di agosto 2022, che i prezzi del cibo e delle bevande non alcoliche sono cresciuti in un anno negli Stati Uniti del 13%, quelli della birra del 4,8%, mentre quelli del vino del solo 1,8%. Questo debole aumento dei prezzi del vino corrisponderebbe poi – per questo il consigliere delegato di BW166 si è basato su di un’analisi di Nielsen – ad una discreta perdita di clienti. Oltre il danno la beffa, si potrebbe commentare.

I dati Nielsen delle vendite nei negozi di alimentari suggeriscono infatti che ogni volta che produttore di vino aumenta i prezzi anche solo di 25 centesimi di dollaro perde clienti. Per gli aumenti fino a 25 centesimi il calo delle vendite non supererebbe nel bilancio l’aumento delle entrate derivanti dall’aumento del prezzo, ma per gli aumenti da 25 centesimi in su, in media, le aziende andrebbero in perdita. Occorre notare che ciò vale per i vini di fascia di prezzo più bassa, ma il discorso generale non è molto diverso per quelli venduti tra 12 e i 20 dollari: in questo caso sarebbero profittevoli per le aziende aumenti fino al massimo di un dollaro per bottiglia.

FEB

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