Vino, legno e climate change. Le nuove tendenze del freddo in cantina

“L’esempio, per chi lo vuol seguire, arriva dalla Francia. Nei territori più vocati d’Oltralpe, i vignerons hanno effettuato interventi significativi per abbassare la temperatura nelle sale di affinamento”. Così Andrea Guolo apre l’articolo di copertina de Il Corriere Vinicolo n. 31 del 26 settembere 2022, articolo tra le righe del quale si riflette sulla tendenza sempre più diffusa di raffreddare le sale di affinamento, per una doppia ragione: rispondere al climate change ma anche dare ai vini quelle caratteristiche richieste oggi dal mercato come freschezza, mineralità e croccantezza.

Ma se il controllo della temperatura in fase di affinamento è – a parere di molti – sempre più importante, la climatizzazione in cantina risulta oggi allo stesso tempo particolarmente onerosa a causa della forte crescita dei costi dell’energia. Di conseguenza l’impatto energetico di un “buon affinamento” – e ancor più di un affinamento a temperatura inferiore agli standard – è elevato, così gli enologi devono sposare questo trend con la sostenibilità economica.

Come stanno rispondendo le cantine italiane? Nel servizio le esperienze di produttori del nord e del sud della penisola, le cui testimonianze trovano conferma nelle parole dell’enologo e ricercatore francese Nicolas Vivas, che al settimanale di UIV dichiara: “La temperatura ha un impatto enorme sull’evoluzione del vino…ma non è l’unica cosa a tenere in considerazione”.

Ancora in primo piano, sulle pagine che seguono in un articolo di Rossella Contato, l’influenza del climate change sul lavoro dei bottai. L’interscambio di sostanze durante l’affinamento è infatti influenzato da caratteristiche proprio delle botti e del vino; si tratta di fenomeni chimici, e chimico-fisici che risentono anche di fattori legati all’ambiente in cantina: umidità, pressione e soprattutto temperatura. Nel servizio le scelte tecnologiche di due produttori di botti.

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