Innovazioni disponibili e futuribili per la sostenibilità del vigneto

Le aziende, anche quelle del vino, hanno nel loro fare impresa la responsabilità di riconoscere come la tecnologia disponibile, o quella prossima a venire, possa consentire modelli di consumo, di business e di mercato, che consentano che i prodotti e i servizi offerti siano rispettosi dei pilastri dello sviluppo sostenibile: la sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Questo assunto è stato punto di partenza e traccia di riferimento delle diverse relazioni del convegno “L’innovazione al servizio della sostenibilità – un legame virtuoso per il futuro della viticoltura”, organizzato dalla Fondazione Vittorio e Mariella Moretti e tenutosi lo scorso 21 maggio nel Convento della SS. Annunciata di Rovato (BS).

Sul numero 21/2020 de Il Corriere Vinicolo, in alcune pagine curate da Clementina Palese, la cronaca del convengo e un approfondimento su due tra i numerosi interventi susseguitisi nella giornata di studi, apertasi con le prolusioni di Vittorio Moretti e Attilio Scienza.

La relazione presentata da Diego Tommasi – già ricercatore del CREA-VE di Conegliano – si è incentrata sul tema del suolo, da cui passa il benessere del vigneto. Il suolo infatti è elemento strategico perché rappresenta il substrato in cui vive l’apparato radicale; per una buona riuscita produttiva è dunque necessaria una profonda conoscenza delle relazioni tra radice e apparato aereo, in funzione delle condizioni del terreno. Affrontati in particolare nella relazione di Tommasi i temi della permeabilità del suolo, del rapporto tra compattazione del suolo e sviluppo vegetativo e delle relazioni tra sostanza organica e benessere radicale. Marco Signorini, dottorando presso la facoltà di Scienze e tecnologie dell’Università di Bolzano, ha invece parlato ai convenuti dell’impatto degli accumuli di rame sull’ecosistema viticolo. Le concentrazioni di Cu nei suoli viticoli possono portare a diminuzioni e cambiamenti della biodiversità dei suoli stessi e le considerazioni circa questi accumuli dal punto di vista degli effetti fitotossici sulla pianta e sulla biodiversità terricola devono essere allargate al terroir. Osservazione quest’ultima che deve andare di pari passo con un’altra e cioè con il fatto che recenti ricerche mostrano come le comunità batteriche e fungine dei suoli contribuiscano a definire meglio proprio il concetto vinicolo di terroir.

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