Tariffe cinesi vs aussie wine aggirate delocalizzando la produzione

Fin dalla fine del 2020 l’export vinicolo australiano, che fino ad allora trovava nella Cina il suo principale mercato di destinazione (grazie anche all’accordo di libero scambio CHAFTA siglato nel 2015), è stato messo a dura prova dalle tariffe anti-dumping e anti-sovvenzioni imposte da Pechino sul vino in ingresso dall’Australia imbottigliato in vasi di volume inferiore a 2 litri.

Al di là della ricerca di possibili sbocchi in altri mercati, i produttori di Aussie wine hanno fin da subito cercato soluzioni per controbilanciare le ingenti perdite del loro giro d’affari causate dagli screzi diplomatici tra il loro paese e quello della Grande Muraglia.

Tra queste, notizia diffusa da Vino Joy, l’idea di Casella Family Brand, proprietaria di Yellow Tail (il marchio di vino più forte del mondo secondo il Global Wine Brand Power Index 2022 di Wine Intelligence) di aggirare le tariffe inviando in Cina una gamma di vino a marchio Yellow Tail World Series, prodotto in Cile presso da Santa Carolina, una delle più importanti cantine del paese sudamericano.

Qualcosa di simile aveva già fatto nei mesi scorsi un altro big del vino australiano Treasury Wine Estates (TWE), che per il mercato cinese ha cominciato a far produrre il suo vino a marchio Rawson’s Retreat in Sudafrica. La stessa TWE ha inoltre annunciato nei giorni scorsi che a breve sarà disponibile sul mercato cinese un vino di fascia entry-level di produzione locale, proveniente da cantine del gruppo site nella regione di Ningxia, emarchiato Penfolds. Il brand Penfolds è uno dei più noti tra i consumatori cinesi, tanto che nel passato è stato oggetto di diversi tentativi di frode, alcuni dei quali sventati dalle autorità.

FEB

Dai Mercati, Casella Family Brands, CHAFTA, cina vs australia, dazi, Penfolds, tariffe, Treasury Wine Estate, TWE, Vino Joy, yellow tail

WORLD WIDE WINE NEWS