TTB: “Clean” non significa biologico

Con una circolare dello scorso 8 aprile, l’Alcohol and Tobacco Tax and Trade Bureau (TTB) ha espresso chiarimenti in merito all’uso dell’aggettivo clean (“pulito”) nell’etichettatura e nell’advertising delle bevande alcoliche. Ricordiamo che il TTB è ufficio governativo statunitense dipendente dal Department of the Treasury e ha come scopo raccogliere le accise federali su alcol, tabacco, armi da fuoco e munizioni, oltre che quello garantire – a garanzia dei consumatori – la conformità nell’etichettatura e nell’advertising dei prodotti oggetto del suo operato.

Se è vero infatti che ancora oggi in nessun regolamento vigente negli Stati Uniti si trova una definizione del lemma clean e pure che non è ancora stato stabilito uno standard per il suo utilizzo, il ricorso a tale aggettivo da parte dei produttori di bevande alcoliche è sempre più frequente nel mercato statunitense, la gran parte delle volte per caratterizzare una contrapposizione al vino tradizionale. Tale uso potrebbe però generare confusione o dare ai consumatori una messaggio ingannevole. È dunque necessario considerare il contesto in cui tale termine viene utilizzato. In particolare il TTB avverte che è ammissibile utilizzare clean come descrittore del gusto di una bevanda (per esempio “X winery makes a clean, crisp wine”) mentre l’aggettivo non dovrebbe essere mai utilizzato in modo forviante, e quindi lasciando intendere che il prodotto abbia caratteristiche benefiche per il consumatore o che sia sinonimo di “biologico” o, ancora, che soddisfi altri standard di produzione stabiliti dal TTB. Ciò sarebbe infatti ingannevole, come ad esempio utilizzare clean in locuzioni quali “X malt beverage is clean and healthy”, oppure “Y vodka’s clean production methods mean no headaches for you”. Maggiori informazioni sugli errori comuni nella pubblicità di bevande alcoliche negli Stati Uniti sono disponibili qui.

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