I recenti dati di UHY Hacker Young sulle vendite di bevande alcoliche nel Regno Unito avrebbero un qualcosa di paradossale, se – sia chiaro – non venissero letti nel contesto del post-pandemia e del radicale (ma probabilmente temporaneo) cambiamento delle abitudini di consumo.
Lo scorso anno (2021) le vendite di birra sono cresciute del 13% sull’anno precedente, fino ad un volume di 46 milioni di ettolitri (le vendite 2020 sono attestate in 41 milioni di ettolitri).
A pompare il ritorno alle buone vendite sarebbe stata, come già suggerito in passato da diversi osservatori, la riapertura dell’on-trade ed in particolare del pub. A fine 2021 dunque, la ripresa delle vendite di birra è stata del 98% circa, rispetto al periodo pre-covid (le vendite attestate per il 2019 sono infatti pari a circa 47 milioni di ettolitri. Occorre notare anche che con buona probabilità molti piccoli birrifici, soliti a distribuire nei pub i loro prodotti, potrebbero non avere avuto le licenze necessarie per la vendita diretta al consumatore durante le chiusure covid.
Di contro, e qui il supposto “paradosso”, le vendite di vino e di superalcolici sono diminuite lo scorso anno le prime del 3% (fino a 5,8 milioni di bottiglie) e le seconde del 12%. (fino a 1,8 milioni di bottiglie). Perdite queste che seguono ad una crescita nel 2020 (anno delle “chiusure) del 33% per il vino (da 840.000 hl stimati per il 2019 ai 1,12 milioni di ettolitri nel 2020) e del 47% per i superalcolici (fino 109.000 ettolitri dai 74.000 del 2019). La pandemia – così ha commentato James Simmonds, analista presso l’ufficio di Nottingham di UHY) ha visto un improvviso cambiamento delle abitudini di consumo, con un allontanamento dalla birra. Un cambiamento che tuttavia sembra essere stato temporaneo, visto che i consumi tornano ora di nuovo a crescere.
FEB
Dai Mercati, birra, consumi, superalcolici, UHY Hacker Young, vino
WORLD WIDE WINE NEWS